P6060

P6060 - Il minicomuter scientifico 

Nel 1975, alla Fiera di Hannover, Olivetti presenta il suo nuovo microcomputer P6060, dedicato principalmente ad applicazioni tecnico-scientifiche. Commercializzato dal 1976, è un computer desktop relativamente compatto che racchiude al suo interno anche un lettore per floppy disk da 8” e la stampante termica.

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Foto Roberto Bazzano

Il computer, come la maggior parte delle macchine dell’epoca, non si basa su un microprocessore ma su una unità centrale completamente costruita con circuiti integrati logici standard. All’epoca i microprocessori erano ancora troppo lenti per poter garantire le prestazioni necessarie ad un computer. L’unità centrale era composta da due schede, denominate PUCE1 e PUCE2, che erano alloggiate insieme alle altre schede del sistema in un box metallico dotato di una scheda madre passiva.Questa impostazione copia quella della maggior parte delle macchine Olivetti dell’epoca, anzi molte schede erano utilizzate su diversi prodotti, consentendo di ridurre i costi di sviluppo e produzione. Le due schede PUCE1 e PUCE2 sono infatti utilizzate anche nel terminale bancario TC800.

La macchina base è dotata di 48kB di ram, ma 32kB sono riservati al sistema operativo, lasciando all’utente solo 16kb di memoria libera. La massima dimensione raggiungibile era di 80kB (48 disponibili all’utente).

 

La tastiera, con ben 97 tasti, è dotata di un tastierino numerico e tasti funzione. Ai tasti alfanumerici erano anche assegnati i comandi del BASIC, per una più veloce inserimento dei programmi.

 

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Foto tratta da depliant dell'epoca

 

Sul frontale della macchina, di fianco al display, è presente una console con 7 tasti con funzioni specifiche per il controllo dello stato della macchina. Per esempio è possibile controllare l’esecuzione del programma passo/passo, o per abilitare la stampa di quanto mostrato sul display.

Il floppy da 8”, della capacità di 250kB, poteva essere singolo o doppio. Non si trattava di due unità a disco separata ma di un unico blocco meccanico dove le testine dei due floppy venivano spostate contemporaneamente da un singolo motore. Non era quindi possibile accedere ai due floppy contemporaneamente. Il gruppo meccanico del floppy drive era a scomparsa, per accedere allo slot inferiore era necessario estrarlo dal corpo macchina.

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Foto tratta da depliant dell'epoca

La macchina era priva di monitor, oggetto assai costoso all’epoca. La visualizzazione era demandata ad un piccolo display elettroluminescente alfanumerico a matrice di punti da 32 caratteri.
Successivamente sarà realizzata la scheda di espansione DSM6680 che permetteva il collegamento di un monitor monocromatico. Oltre alla visualizzazione alfanumerica di 80 caratteri su 41 righe, la scheda permetteva l’uso di funzioni grafiche.

 

La stampante integrata (opzionale), a tecnologia termica, produceva 80 colonne con una velocità di 80cps. La stampante offriva limitate prestazioni grafiche per stampare grafici o immagini, con una risoluzione massima di 392x560 punti.

Per sopperire alla mancanza del monitor molti programmi utilizzavano per l’output la stampante integrata, con grande spreco della costosa carta termica. Era possibile collegare anche stampanti esterne.

 

Il sistem operativo ed il BASIC erano fra loro integrati e caricati in memoria all’accensione dal bootloader presente in rom.

 

Nel cestello portaschede potevano essere inserite numerose schede opzionali come l’interfaccia seriale RS232, l’interfaccia per i dischi esterni e un interfaccia di I/O parallelo generico IPSO (Interfaccia Parallela Standard Olivetti) utilizzata per interfacciare stampanti, sistemi a nastro perforato o schede perforate. 

Una ulteriore scheda opzionale forniva una interfaccia IEE-488, utile nella applicazione scientifiche per il collegamento con strumenti di laboratorio.

La macchina poteva essere equipaggiata con hard disk esterni, sia fissi (HDU, Hard Disk Unit) che rimovibili DCU (Disk Cartridge Unit).
LA DCU 7910, unità a dischi rimovibili, conteneva due dischi, uno fisso ed uno rimovibile. Ogni disco aveva la capacità di 4.915.200 byte. Potevano essere collegate 2 unità DCU (4 dischi) che portava la massima capacità a 19.660.800 byte.
Esistevano 3 tipi di dischi fissi HDU:
-HDU 2102, a singolo disco con una superficie registrabile per un totale di 2.457.600 byte.
-HDU 2105, a singolo disco con due superfici registrabili per un totale di 4.915.200 byte.
-HDU 2110, a doppio disco con due superfici registrabili per un totale di 9.830.400 byte.
Potevano essere collegate 2 unità HDU, che, utilizzando unità del tipo HDU 2110, portava la massima capacità a 19.660.800 byte.

Nel 1978 il P6060 evolve nel P6066, una versione più performante subito distinguibile per il colore bianco e blu.

La successiva introduzione nel 1982 dell’M20 rimpiazzerà questa linea di macchine, ultima testimone di una tecnologia proprietaria Olivetti (nata nel 1965 con la Programma 101) che ha dominato per 17 anni la produzione della casa di Ivrea.

Links

 

http://www.robertocipriani.it/P6060 il sito di Roberto Cipriani su P6060
http://www.z80ne.com/p6060/restauro/restauro.html cronaca fotografica del restauro di un p6060, di Roberto Bazzano

Documenti in archivio

Numero 6 documenti su 7

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Depliant Olivetti P6060
Depliant Olivetti P6060
Gentilmente fornito da Giorgio Moriccutti

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P6060 - Manuale I/O
P6060 - Manuale I/O con periferiche esterne, in Italiano (Documento sul sito http://www.robertocipriani.it)

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P6060 - Manuale prestazioni grafiche
P6060 - Manuale prestazioni grafiche, in Italiano (Documento sul sito http://www.robertocipriani.it)

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P6066 - Manuale Generale
Manuale Generale, in Italiano (Documento sul sito http://www.robertocipriani.it)

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Pubblicità P6060
Pubblicità P6060 - New Scientist 9 Dicembre 1976

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Pubblicità P6060
Pubblicità P6060 - New Scientist 17 Gennaio 1980

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